Pietro Casasanta racconta il “Sangiovese”
“Chi non ama le donne il vino e il canto, è solo un matto non un santo.”
Parafrasando questo proverbio tedesco, potremmo dire: “chi non ama il Sangiovese, non ama il vino!”
Se ci soffermiamo sulle innumerevoli declinazioni, peraltro eccellenti, di questo diffusissimo vitigno che abbiamo in Italia, scopriamo che viene coltivato molto sul territorio nazionale.
Sicuramente in Toscana si è fatto del Sangiovese un culto, una tradizione sacra del vino.
Nobile di Montepulciano, Chianti Classico, Morellino di Scansano, Brunello di Montalcino, sono alcune espressioni diverse che dimostrano, da un lato la ricchezza dei territori toscani, dall’altro la grandezza intrinseca di questa uva.
“Chi non ama le donne il vino e il canto, è solo un matto non un santo.”
Oggi vi parlerò del Morellino di Scansano DOCG.
Se potessimo volare partendo dai boschetti di querce vicini a Scansano e ci dirigessimo leggeri come le nuvole bianche verso il mare, potremmo scorgere la Sardegna e la Corsica sull’orizzonte. Sotto di noi colline tonde e dolci, puntinate di piccoli boschi, vigneti, piccoli borghi antichi, strade strette e tortuose che sinuose si stendono come piccoli nastri scuri simili a fiumi che cercano la strada per tuffarsi nel mare dell’Argentario. Una terra che forgiò in passato una stirpe di cowboy formidabili, cacciatori, allevatori, viticoltori dediti soprattutto al Sangiovese. Il suo carattere qui non nasce docile. Scuro, sicuro di sé, forte, deciso, irrequieto, intimamente chiede di essere “domato” dalle abili mani di un Cow-boy del vino. Come tutti i puledri di forte carattere, il Sangiovese di Maremma, ama chi sa capirlo ed esaltarlo.
Ho intervistato il proprietario della Tenuta Pietramora di Colle Fagiano, Pietro Cerrito. Nato a Padova, vissuto a Napoli e a Roma per quasi tutta la sua vita da dirigente sindacale, di forza e carattere ne ha dimostrato sempre tanto. Mi ha parlato dei suoi vini come dei figli. Nei suoi 11 ettari di vigna, ha domato i suoi “puledri” di Sangiovese, trasformandoli in 3 diversi “cavalli di razza”: Germile, Brumaio, Petramora, sono 3 dei vini che lo rappresentano.
“I primi due prendono il nome dal calendario napoleonico, e sono entrambi Sangiovese piccolo 100%, mentre l’ultimo ha il 15% di uve Merlot.”
“Germile nasce all’alba, il pendio dove cresce a 300 metri sul mare guarda a nord est, dopo pranzo nella penombra si addormenta guardando gli alberi di fronte a lui, delicato, fresco, ci saluta sempre con delicatezza come un amico un pochino timido e discreto. Brumaio invece, si sveglia tardi e salta la colazione. Si presenta direttamente a pranzo e beve acqua dal collo della bottiglia. Sogna il mare nel pomeriggio e lo scruta. La sua collina è rivolta verso sud est. Deciso, solido, intrepido, fa sempre sentire la sua presenza in casa.”
“Questi sono i miei figli più giovani”. Così Pietro Cerrito mi ha descritto le sue vigne di 7 e 14 anni.
Petramora, è il figlio che ha deciso di studiare all’estero, ha imparato il francese molto bene e poi è tornato. Porta sempre abiti strani, ma il carattere non l’ha affatto perso. Lui sa cosa vuole, punta in alto. Sente il richiamo delle sue origini, ma è pronto a tutte le sfide a tavola. Ancora giovane, vigne di 17 anni, rappresenta con coraggio e spirito innovativo, la sua tradizione in un’ottica di rinnovamento. Un vino che mi ha innamorato. Elegante, persistente, energico, complesso, musicale! Ad ogni sorso la mia conversazione con lui si spostava, cambiava, restando coerente. Davanti ad una pappardella con ragù di chianina, mi sono accorto della sua eleganza, con il mio sigaro toscano dopo, ho scoperto la sua forza, la sua acidità che mi ha stupito. Annata 2020 con i suoi quasi 15 gradi alcolici, lo voglio rincontrare maturo tra 4/5 anni, magari davanti ad un arrosto e vedere di cosa mi vorrà parlare.
Minerale, come la terra dove cresce, fresco, lunghissimo, appena ammorbidito dall’incontro con le tradizionali botti grandi, lo sento un amico ormai.
Questa “Famiglia” di vini mi ha accolto come un amico, questi cavalli forti, ma con la criniera lucente ed elegante, tornerò a trovarli sicuramente.
Ringrazio Gaia Cerrito, che lavora con il padre e la sorella maggiore di questi bellissimi vini di Sangiovese.
Pietro Casasanta Sommelier