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La vendemmia 2022 vista dal nostro Sommelier Pietro Casasanta

La vendemmia 2022 vista dal nostro Sommelier Pietro Casasanta

Ci ricorderemo la primavera e l’estate appena passate per l’assenza totale di pioggia fino al termine del mese di agosto. 

I vignaioli hanno temuto il peggio, ma alla fine è piovuto! 

Da nord a sud del nostro “vigneto italiano”, abbiamo avuto generalmente un buon raccolto come qualità delle uve, una resa media in termini quantitativi tra il 10 % ed il 20 % in meno dell’anno scorso.

Il clima asciutto ha consentito di portare in cantina uve sanissime, senza muffe, senza bisogno di trattamenti chimici. 

Vi racconto la vendemmia attraverso la testimonianza di alcuni produttori di vino della regione Lazio.

“Ho vendemmiato uve sane e promettenti. Da sempre il mio sogno era di trasformare i terreni che sono da sempre della mia famiglia in vigneti di eccellenza assoluta. Di produrre grandi bottiglie dal mio territorio, anche in questo difficile 2022, sono determinato a tenere l’asticella all’altezza dei grandi vini internazionali. Io allevo uve Grenache, Carignan, Syrah, Tempranillo, Cabernet Franc, da cui ottengo vini rossi universalmente ritenuti tra i più importanti nel panorama vitivinicolo Italiano e non solo. Di recente sono uscito anche con una piccola produzione di Marsanne e Roussanne, provenienti dalla valle del Rodano, dimostrando che a Blera (VT), è possibile eccellere nei vini di alta qualità.”

Queste le parole di Emanuele Pancrazi, proprietario della cantina San Giovenale Habemus, che ha trasformato la sua aspirazione in realtà. Oggi sono bottiglie esclusive, vendute quasi su assegnazione.

Chiaramente le cantine che lavorano con basse rese per ottenere qualità, hanno avuto meno difficoltà per via della siccità, di quelle che vogliono fare soprattutto quantitativi alti di bottiglie.

Sulle colline che dominano la pianura pontina a Cori, Giovanna Trisorio e Nazzareno Milita, hanno terminato in queste ore la raccolta delle uve dai loro soci. Parliamo della cantina Cincinnato, una cooperativa agricola, leder del Lazio per qualità ed organizzazione.

Ispirati alle cooperative vitivinicole altoatesine, pagano le uve in base alla loro qualità con più di 20 parametri di valutazione. 

Un grande esempio di sforzo collettivo di un territorio che vuole esaltare una tradizione millenaria di viticoltura.

“Ha fatto molto caldo, già dalla primavera. Abbiamo visto le nostre vigne in sofferenza idrica, ma alla fine di agosto, con le provvidenziali piogge, ci siamo resi conto che avremmo avuto anche quest’anno una ottima vendemmia. Rese un pochino più basse, ma ricche di acidità”.

Così Nazzareno Milita Presidente di Cincinnato ci racconta dall’antico Tempio Di Ercole di Cori, la passione di chi ama profondamente il proprio territorio.

“Seguire passo passo i nostri soci, cercando di rispettare e valorizzare la nostra antica tradizione di Nero Buono e Bellone, da cui traiamo rispettivamente i nostri vini rossi e bianchi più importanti”

Questo il pensiero di Giovanna Trisorio, appassionata scienziata dell’agronomia e della biologia sana della vigna, felice che anche quest’anno Ercole abbia protetto le vigne dal rischio della grandine, e le acidità che la preoccupavano, vista la siccità, siano ottime.

Recentemente premiati per il loro Metodo Classico di Bellone, Cincinnato rappresenta un esempio virtuoso per tutti.

“Se puoi sognarlo puoi farlo”. Il motto della cantina Riccardi Reale Olevano Romano.

Piero si asciuga il sudore mentre raccoglie gli ultimi grappoli del suo Collepazzo. Vigneto omonimo del colle su cui si trova. I boschi tutt’attorno, pastori maremmani che scodinzolano, sembra di essere in un universo parallelo. Un giorno scandito dall’alternanza del Sole con la Luna, un agricoltura ispirata al biodinamico. Dove si cerca di lasciare esprimere ogni singola vendemmia come fosse un figlio. Il suo carattere e temperamento devono ritrovarsi del vino. Nessun intervento chimico “metterà la cravatta” a questi vini.

Cesanese del Piglio e Malvasia Puntinata sono i vitigni principali di una cantina che produce anche molto altro.

Alessandra Borgia è molto soddisfatta del raccolto di quest’anno: “Abbiamo temuto il peggio, non vedevamo pioggia da fine marzo, ma a metàagosto da noi a iniziato a piovere! Possiamo ringraziare la vicinanza con l’Appennino che ci ha regalato queste precipitazioni e quindi una vendemmia ottima e anche abbondante”. 

Poi di nuovo il Sole, che permette alle uve di raggiungere un perfetto equilibrio tra maturazione fenolica e quantità di zuccheri (maturazione tecnologica) nelle uve di Cesanese di Affile.

La DOCG e la DOCG Superiore che caratterizzano il Piglio, lì dove si trova la società agricola Pileum. Ora che l’uva raccolta è in cantina, il “piccolo gioiello” che conserva e valorizza una tradizione antica di Cesanese di Affile che dall’omonimo comune migrò al Piglio per trovare la sua dimora perfetta.

I profumi garantiti dall’escursione termica giorno/notte che gli Appennini creano, non sono replicabili in altri territori. Una collezione di bottiglie ricca e diversificata, che rende ogni Cesanese diverso nel catalogo deciso da Alessandra che ama e protegge le sue vigne come una leonessa con i sui cuccioli. Sperimentazione con enologi giovani, ritorno alle fermentazioni spontanee, utilizzo della tecnologia per diminuire quasi a zero l’uso della chimica in cantina, sono i fari che guidano questa eccellenza laziale, che ha nella sua offerta il vino che apprezzava Urbano VIII e che ancora oggi possiamo gustare con il nome “Bolla D’Urbano”.

La brezza marina carica di iodio e dal sapore salino, soffia praticamente tutti i giorni alla stessa ora. La terra scura che millenni fa arrivò su queste sponde dal vulcano che ha dato origine al Lago di Bracciano, sembra una lingua nera che dalle Monti Ceriti scende al mare. Da questi terreni vulcanici, Liborio De Rinaldis e Silvio Pulcinelli, scrutano l’orizzonte per capire da dove proviene il vento. Le escursioni termiche sono determinanti per avere uve profumate e ricche.

“Io sono etrusco, e nelle radici dei miei vigneti, sento i 3000 anni di viticultori che mi hanno preceduto” così Silvio carico d’orgoglio parla del suo lavoro, della sua passione in vigna, tutti i giorni, tutto l’anno. La siccità e l’alto indice di luminosità dovuto alla rifrazione del sole di questo territorio, vanno gestite con cura.

“L’assenza di piogge ci ha tenuti col fiato sospeso fino all’ultimo”. Continua Silvio, che si sofferma sulla potatura e sulle foglie che ha scelto di lasciare per proteggere i grappoli dal sole. 

“Avevo uno zio, si chiamava Carlo. Mi ha sempre sostenuto ed incoraggiato a fare qualità, fino all’eccellenza” Liborio parla del suo Chardonnay “Zio Carlo” elevato in botte che rappresenta la punta d’eccellenza di un territorio poco valorizzato della nostra tradizione più antica.

Merlot, Sangiovese, Vermentino, alcuni dei vini che la “Tenuta Tre Cancelli” produce a Cerveteri. Uno sforzo d’amore e competenza sempre in divenire, che merita di essere esaltante in quanto donchisciottiana. La sapidità, la complessità e la longevità di questi vini, stupisce chi li assaggia.

Pietro Casasanta

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